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La farmacia nel frigo: come usare il cibo per prevenire la depressione stagionale

Immagine generata da Gemini Alimentazione e Depressione Stagionale: un Legame Stretto L'arrivo dell'inverno, con le sue giornate più corte e la minore esposizione alla luce solare, può portare con sé una sensazione di tristezza e malinconia, conosciuta come depressione stagionale o SAD (Seasonal Affective Disorder) . Questo disturbo, che colpisce un numero significativo di persone, può influenzare l'umore, l'energia e persino l'appetito. Il Ruolo Cruciale dell'Alimentazione Sebbene la depressione stagionale sia un problema complesso con diverse cause, l'alimentazione gioca un ruolo fondamentale nel модули ее sintomi e migliorare il benessere generale. Una dieta equilibrata e ricca di nutrienti essenziali può aiutare a: Regolare i ritmi circadiani : il consumo di cibi ricchi di triptofano, un aminoacido precursore della serotonina (l'ormone del buonumore), può favorire un sonno regolare e migliorare l'umore. Aumentare i livelli di vitamina D : ...

Omeopatia e Alimentazione

Se siamo in cura omeopatica, come ci dobbiamo comportare con il cibo? Un paziente in cura omeopatica, molto spesso chiede al suo medico omeopata se la prescrizione di un medicinale omeopatico vada accompagnata ad una dieta alimentare specifica oppure se alcuni cibi possono essere meno indicati, nel corso di un trattamento omeopatico. Generalmente il medico, quando prescrive una cura omeopatica, vieta l'utilizzo di questi alimenti: menta, camomilla, caffè, alcol e tè ma è una comune abitudine, di buon senso, capire quali sono gli alimenti che disturbano l'organismo tramite l'assorbimento, attraverso la mucosa orale (membrana che riveste interamente le pareti della bocca) e che debbano essere evitati, quando si assume un medicinale omeopatico. Nell'Ottocento e nei primi anni del Novecento, l'orientamento dei medicinali omeopatici era, in alcuni casi, quello di essere limitati. Ad esempio: un medico omeopata americano il dr. Jones, era famoso per la sua esperienza nella cura dei tumori. Nel 1910, scriveva nei suoi articoli di ricerca, che nei monasteri trappisti dove non si faceva uso di carne, alcol, tè e caffè, in 27 anni di lavoro non aveva mai assistito a casi di cancro, per questo ai suoi pazienti che prendeva in cura, vietava l'uso di questi alimenti.  

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